Dicembre 22, 2022

Dieta vegetariana, dieta carnivora, dieta onnivora. Quale scegliere?

La dieta carnivora

La dieta carnivora, nota anche come “dieta di solo carne” o “dieta a zero carboidrati”, è un modello alimentare che consiste solo in prodotti animali, come carne, pesce e uova. I sostenitori di questa dieta sostengono che può migliorare la salute e ridurre il rischio di malattie croniche, come l’obesità e le malattie cardiache. Tuttavia, la dieta carnivora non è stata studiata a fondo e le prove scientifiche a sostegno dei suoi potenziali benefici o rischi per la salute sono limitate.

Un rischio potenziale della dieta carnivora è che possa essere inadeguata dal punto di vista nutrizionale, in quanto esclude tutti gli alimenti di origine vegetale, che sono una ricca fonte di nutrienti come fibre, vitamine, minerali e antiossidanti. L’esclusione di questi nutrienti dalla dieta può aumentare il rischio di carenze nutrizionali e di problemi di salute correlati. La dieta carnivora può anche essere ricca di grassi saturi e colesterolo, che possono aumentare il rischio di malattie cardiache e altri problemi di salute.

È importante notare che ognuno di noi è diverso e ciò che funziona per una persona può non funzionare per un’altra. È bene parlare con un operatore sanitario o con un dietologo registrato dell’approccio dietetico migliore per le proprie esigenze e obiettivi individuali.

La dieta ideale

Per quanto riguarda la dieta ideale, è importante notare che non esiste un approccio alimentare unico e adatto a tutti. La dieta migliore per una persona dipende dalle sue esigenze individuali, dalle sue preferenze e dal suo stile di vita. Detto questo, la dieta mediterranea, tradizionale in molte parti d’Italia e in altri Paesi mediterranei, è spesso raccomandata come modello alimentare sano.

La dieta mediterranea è ricca di alimenti di origine vegetale, come frutta, verdura, cereali integrali, legumi e noci, nonché di olio d’oliva e di quantità moderate di pesce, pollame e latticini. Include anche quantità moderate di vino e limita la carne rossa e gli alimenti trasformati.

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La dieta onnivora è meglio di quella vegetariana?

È difficile dire se una dieta onnivora sia “peggiore” di una dieta vegetariana, poiché i potenziali rischi e benefici di qualsiasi dieta dipendono da una serie di fattori, tra cui gli alimenti specifici e i nutrienti inclusi ed esclusi, nonché la salute generale e lo stile di vita dell’individuo.

In primis, è importante dire che sia le diete onnivore che quelle vegetariane possono fornire tutti i nutrienti essenziali di cui l’organismo ha bisogno, purché siano correttamente bilanciate e includano una varietà di alimenti integrali e minimamente elaborati.

C’è però una differenza notevole che è proprio nel consumo di carne. Il consumo di carne rossa e derivati (latticini, salumi, ecc.) comporta un aumento sostanziale del rischio di contrarre tumori.

Come dimostrato in centinaia di studi, l’ingerire carne rossa può portare ad ossidare parti dell’apparato digerente. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che valuta il rischio cancerogeno per l’uomo delle sostanze chimiche e dei processi produttivi, ha classificato il consumo di carni lavorate (insaccati, prosciutti, würstel, carni in scatola, hamburger) come cancerogeno e il consumo di carni rosse (bovine, suine, ovine, equine) come probabilmente cancerogeno, soprattutto per l’intestino.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente annunciato che pancetta, salsicce e altre carni lavorate possono causare il cancro. Questi risultati, classificati come “cancerogeni per l’uomo”, si basano su una revisione di oltre 800 studi condotta dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).

Secondo lo IARC, il consumo di soli 50 grammi di carne lavorata al giorno (l’equivalente di circa quattro fette di pancetta) può aumentare il rischio di cancro al colon-retto del 18%. La carne lavorata è stata anche collegata al cancro allo stomaco, con un rischio che aumenta con livelli di consumo più elevati.

Al contrario, la carne rossa non lavorata, come la bistecca e il roast beef, è stata classificata come “probabilmente cancerogena per l’uomo”. Sebbene il rischio di cancro non sia così elevato come nel caso delle carni lavorate, la IARC raccomanda di limitare il consumo di carne rossa non lavorata a meno di 500 grammi a settimana.

Questi risultati hanno implicazioni significative per la salute pubblica, dato che le carni lavorate sono una parte comune della dieta di molte persone. L’OMS raccomanda di ridurre il consumo di carni lavorate e di aumentare l’assunzione di frutta, verdura e cereali integrali per ridurre il rischio di cancro e altre malattie croniche.

L’IARC ha stimato che il rischio di ammalarsi di tumori intestinali aumenta del 18% per ogni 100 grammi di carni rosse e per ogni 50 grammi di carni conservate consumate al giorno. Per 200 grammi di carne al giorno il rischio sale, quindi, a circa il 40% in più rispetto a chi non magia carne, e così via. È ragionevole ipotizzare che il rischio vero sia più alto, perché gli studi sono basati su questionari alimentari, che inevitabilmente contengono errori che causano una sottostima del rischio. Lo studio EPIC, che monitora 500.000 persone in 10 paesi europei, con un’attenta correzione degli errori dei questionari alimentari, ha stimato che con un consumo di 200 grammi al giorno di carni (rosse o lavorate) il rischio di cancro dell’intestino è circa doppio rispetto a chi non ne mangia. Il Prof. Franco Berlino, uno dei più grandi esperti a livello mondiale sull’impatto della nutrizione sulla salute umana, ha scritto libri meravigliosi che consiglio di leggere (in primis “La Grande Via”). C’è anche un articolo interessantissimo sul suo sito internet, sull’impatto della carne nell’alimentazione che può’ essere acceduto cliccando qui: “chi mangia carne e anche tante verdure e fibre si ammala meno di chi mangia tanta carne e poche fibre, verosimilmente perché il ferro della carne rossa è molto ossidante e catalizza la sintesi nell’intestino di sostanze cancerogene, mentre le verdure e i cereali integrali contengono sostanze antiossidanti che impediscono queste reazioni. – dice il Prof. Berrino – Una volta che una cellula cancerosa si è sviluppata, inoltre, perché proceda a generare un cancro ha bisogno di molto glucosio, quindi è favorita dalla glicemia alta, a sua volta dipendente dalla dieta occidentale (troppi zuccheri e farine raffinate). È logico, quindi, che chi ha più fattori di rischio si ammali di più.

Sul ruolo dei latticini nella nostra alimentazione il Prof. Berrino dice: “Non fanno bene e non c’è nessuna prova che essendo ricchi di calcio rinforzino le ossa. A volte li sconsiglio proprio: potrebbero essere pericolosi per chi, ad esempio, è affetto da tumore”.

“Anche la dieta vegana può essere pericolosa per la salute” spiega. “È vero che la carne è un fattore nello sviluppo del tumore all’intestino, ma anche alimenti tipici della dieta vegana come zucchero e farine raffinate sono dannosi. Quindi la dieta vegana va bene, a patto che si abbia una cultura su ciò che fa bene alla salute. Sono preferibili cibi di provenienza vegetale non raffinati industrialmente, legumi, frutta, alcuni cereali. E, occasionalmente, anche la carne… Chi muore di meno è chi segue un regime alimentare pescovegetariano” (fonte)

Una dieta onnivora ricca di alimenti elaborati, zuccherati e ricchi di grassi può aumentare il rischio di malattie croniche, come le cardiopatie, il diabete e alcuni tipi di cancro.

Una dieta vegetariana che non include una quantità sufficiente di proteine, ferro e altri nutrienti può aumentare il rischio di carenze nutrizionali. È importante prestare attenzione alle dimensioni delle porzioni e scegliere una varietà di alimenti ricchi di sostanze nutritive per assicurarsi di soddisfare il proprio fabbisogno nutrizionale.